Ritratti senza volto

Caso vuole che, fuori dallo studio, gran parte dei miei sccatti contenga persone senza volto.

Che non fossi una persona da street photography l’ho capito a 16 anni, quando ho iniziato a dedicarmi alla fotografia. Ho in testa solo una collezione di scatti non scattti, momenti per strada che ricordo ancora abbastanza bene.

Fuori dal contesto di una sessione di ritratto, di un’intervista documentaria, di un lavoro con un perimetro definito, non sento il bisogno di invadere lo spazio dell’altra persona con la mia curiosità. Spesso gli aspetti umani — forse uniti alla timidezza e all’introversione — mi trattengono dall’affrontare il mio soggetto nell'intimità della sua vita. A volte mi imbarazza persino il potere che una 200 mm può esercitare in questo senso.

Col tempo mi sono accorta che anche laddove sarebbe stato possibile riprendere i volti, trovavo qualcosa di interessante nel mettermi proprio dalla prospettiva della persona ritratta, e quindi nel non inquadrarla frontalmente, ma al massimo di profilo. Ho anche numerose foto in cui, invece di riprendere il volto — o forse proprio per descriverlo meglio — scatto solo dettagli, spesso sfocati, scartando magari in post produzione quella frontale.

Ormai ne prendo atto: è una pratica consolidata negli anni, per questo ho deciso di raccoglierne una parte.

Alcuni ritratti più classici, a me particolarmente cari, nati al di fuori dei contesti lavorativi.